< Pagina:Frascherie.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.
132 Delle Frascherie

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Frascherie.djvu{{padleft:132|3|0]]per lo più con gioconda amplificatione, e con tutto che riconoscesse egli per grand’Huomo Horatio in quel verso.

[1]— — — Venusina digna Lucerna.

Non volle però imitarlo nelle satire, mà lassò frasi, e norme più di lui esemplari in quel genere.

Vuol esprimere Giuvenale l’attione di uno, che russa fingendo di dormire, e dice.

[2]Vigilanti stertere naso.

Chi dicesse hoggi fuor di satira in grave Vegghianti nari, daria sul naso al sicuro, non havendo a fare con questo membro, più la vigilia, che il sonno; e pur quivi è vagamente detto.

Vuole descrivere una commotione di collera, in cui si stringono i denti, stridendo; e dice con evidenza d’una grave piacevolezza.

[3]— — — Per lacrymas effundere bilem
Cogaris, pressoque diu stridere molari.

Chiama il Tempio della Dea Iside Ruffiano, perché in esso solevano alcuni traficar adulterj.

[4]— — Isiacae sacraria Lenae.

Hoggi non saria ammesso nella grave descrittione de’ nostri Tempij sì temerario titolo.

Udite com’egli accoppia il grave, e ’l ridicolo in questi versi.


  1. Iuv.
  2. Iuv.
  3. Iuv.
  4. Iuv.
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.