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142 | Delle Frascherie |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Frascherie.djvu{{padleft:142|3|0]]L’Aretino, e l’Ariosto ne aprirono la via; mà non vi passeggiarono bene; l’appianarono, mà non seppero isbarbicarvene l’herbe. Il loro sentiero è fangoso, non lastricato.
Un valent’huomo fù tra’ moderni, che ne compose una, nella cui testura mostrò gran sentimenti, e superò di gran lunga gli Antichi nella nostra lingua: ma perche a mio credere, poca felicità mostrò ne’ Ridicoli, ch’è si necessaria conditione della Satira, lassò anch’egli, che desiderare in essa, e che aggiungervi.
— — — — ridiculum acri
Fortius, & metius magna plerumque secares disse Horatio.
Io sono un di quelli, diceva il più giovane Plinio, che amirano gl’Antichi: non però disprezzo, come alcuni, gl’Ingegni de’ tempi nostri: [2]neque enim lassa, effæta Natura, vi nihil tam laudabile, pariat; è vitio dell’humana malignità, haver sempre in istima gli Antichi, & in fastidio i moderni, e come disse Tacito [3]Dum vetera extollimus recentium in curiosi.
[4]Nihil est inventum, & perfectum, disse Cicerone. La forma della satira Italiana ponderata la imperfettione de gl’Inventori in quest’Arte, può conseguir senza fallo gradi più vantaggiosi de’ passati, in ordine a’ precetti d’Horatio, & a gli esem-