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172 Delle Frascherie

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Frascherie.djvu{{padleft:172|3|0]][1] SEcli incommoda Pessimi Poetæ, cantò Catullo.

Varij sono i temperamenti de’ nostri Effesij verseggiatori. Alcuni che di Diarrea patiscono, vogliono d’Improvisatori il titolo; nè sanno, che l’acque impetuose menano arena, ò loti.

[2] — — — in hora sæpe ducentos,
Ut magnum, versus dictabat stans pede uno,
Cum flueret lutulentus.

Disse d’uno di questi cotali Horatio. Un certo Crispino Poeta verboso sfida Horatio, non à far versi migliori, ma di più numero.

[3] Detur nobil locus, hora,
Custodes, videamus, uter plus scribere possit.

Cede Horatio alla disfida, mà così rispondeli.

[4] — — — Di bene fecerunt, inopis me, quodque pusilli
Finxerunt animi, raro, & per pauca loquentis;
At tu conclusas hircinis follibus auras,
Usque laborantes, dum ferrum molliat ignis,
Ut mavis, imitare.

La prestezza non giova, che in saper prender l’occasione, la qual s’offre, e fugge in un punto, nelle Arti la prestezza è cieca, e


  1. Catul.
  2. Hor.
  3. Hor.
  4. Hor.
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