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Fascio Terzo. 199

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Frascherie.djvu{{padleft:199|3|0]]meno delle vedute novità, che de i provati disagi, suscitò in commune un quesito di tal tenore. S’ERA UTILE IL PEREGRINARE, O NO.

Rorazalfe, che la dimora nella Patria difendeva, contra il parere di Teledapo, che il contrario sentiva, espose i suoi eloquenti sillogismi in tal guisa.

[1]Quid brevi fortes iaculamur ævo
  Multa? Quid terras alio calentes
  Sole mutamus, patriae qui exul
  Se quoque fugit?

Cantò il Lirico.

Bramano di gir vagando i mortali; nè si avvedono, ch’anzi d’esporsi ad un finito peregrinaggio, infinitamente peregrinano. Il desiderio, che solo si pasce di quel che mancali, non è altro in noi, ch’un viaggio senza termine; onde i pensieri humani assai più fremono di quei mari, che di valicare s’anhelano. [2]Scandit aeratas vitiosa naves cura, soggiunse Horatio.

Che giova all’huomo da l’un Clima all’altro la fuga, se il desiderio, che l’accompagna, non è vehicolo, da alleviare alle sue agitationi à noia; mà una Sarcina, che quanto più il grava, più veloce lo sprona, più curioso l’inoltra? S’ama egli da pungolo sì importuno liberarsi, non fà di mestieri, che altrove sia; ma un altro. [3]Nusquam est, qui ubique est. L’astinenza d’un


  1. Horat.
  2. Horat.
  3. Senec.
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