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L'ADULATORE 503

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Sancio. Povera bambina! Può esser che succeda il contrario. Orsù, Colombina, va a chiamare donna Luigia, e dille che venga qui, senza spiegarle per qual motivo.

Colombina. Vado subito.

Isabella. Presto, presto.

Colombina. (Capperi! l’innocentina va per le[1] furie. (da se, parte)

SCENA IX[2].

Don Sancio, il Conte Ercole e Donna Isabella.

Conte. Signora Isabella, finalmente sarete mia sposa.

Isabella. Questa sera ho da venire?

Conte. Dove?

Isabella. A trovarvi.

Conte. Verrò io a ritrovar voi.

Sancio. Che diamine dici? Tu vorresti andare a ritrovar il Conte?

Isabella. Me l’ha detto il segretario.

Sancio. Che cosa t’ha detto il segretario?

Isabella. Che questa sera anderò segretamente a parlare al signor Conte.

Sancio. Ma dove?

Isabella. Verrà a prendermi, e mi condurrà; ma che mia madre non lo sappia.

Sancio. Come va la faccenda?

Conte. Vi dirò, signore: vedendo il segretario che donna Luigia maltrattava la figlia, e prevedendo ch’ella si sarebbe opposta alle di lei nozze, mi ha fatta la proposizione di farmi avere furtivamente la signora donna Isabella. Ma io sono un uomo d’onore, ci ho pensato sopra con serietà, ed ho concepito essere questa un’azione indegna di me, onde più tosto sono venuto io stesso a dirvi l’ultimo mio sentimento.

Sancio. Questo mio segretario mi comincia a render cattivo odore.[3]

  1. Bett.: sulle.
  2. Sc. XV nell’ed. Pap.; nell’edd. Bett. è unita alla scena preced.
  3. Segue nelle edd. Bett., Pap. ecc., una scena che manca nelle edd. Pasquali, Zatta e posteriori. Vedasi Appendice, p. 519.
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