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12 | notizie storiche sull’adelchi. |
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Atto iv, Scena ii, Verso 221. — Una delle formalità del giuramento presso i Longobardi era di metter le mani su dell’armi, benedette prima da un sacerdote[1].
Coro nell'atto iv, st. 7. — Carlo, come i suoi nazionali, era portato per la caccia[2]. Un poeta anonimo, suo contemporaneo, imitatore studioso di Virgilio, come si poteva esserlo nel secolo IX, descrive lungamente una caccia di Carlo, e le donne della famiglia reale, che la stanno guardando da un’altura[3].
Coro suddetto, st. 10. — Si dilettava anche molto dei bagni d’acque termali; e perciò fece fabbricare il palazzo d’Aquisgrana[4].
Il vocabolo Fedele, che torna spesso in questa tragedia, c’è sempre adoprato nel senso che aveva ne’ secoli barbari, cioè come un titolo di vassallaggio. Non trovando altro vocabolo da sostituire, e per evitar l’equivoco che farebbe col senso attuale, non s’è potuto far altro che distinguerlo con l’iniziale grande. Drudo, che aveva la stessa significazione, ed è d’evidente origine germanica[5], riuscirebbe più strano, essendo serbato a un senso ancor più esclusivo. Nella lingua francese, il fidelis barbarico s’è trasformato in féal, e c’è rimasto; e le cagioni della differente fortuna di questo vocabolo nelle due lingue, si trovano nella storia de’ due popoli. Ma c’è pur troppo, tra quelle così differenti vicende, una trista somiglianza: i Francesi hanno conservata nel loro idioma questa parola a forza di lacrime e di sangue; e a forza di lacrime e di sangue, è stata cancellata dal nostro.
- ↑ Juret ad arma sacrata. Rotharis Leg., 364. Vedi Murat., Ant. It., dissert. 38.
- ↑ Assidue exercebatur equitando ac venando, quod illi gentilium erat. Eginh., Vit. Kar., 22.
- ↑ Rer. Fr., t. V, pag. 388.
- ↑ Delectabatur etiam vaporibus aquarum naturaliter calentium... Ob hoc etiam Aquisgrani Regiam extruxit. Eginh., Vit. Kar., 22.
- ↑ Treu, fedele.