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cini.[1] Le scheggie di sapino sono i loro lumi di notte: Anno delle lucerne, in cui in vece di oglio ardono il burro, ma queste si riservano per gli Ospiti, e per gli ammalati specialmente. Quando poi dice il Fortis, che il fumo del sapino contribuisce molto a render neri i mostacci de’ Morlacchi[2] esso probabilmente vuol far ridere i Leggitori a spese altrui, altrimenti ragionerebbe, come chi dicesse, che la biacca contribuisce molto a render bianco un Moro. È vero, che i leggiadri visi di quelle femmine, che s’imbellettano, ponendovi su la biacca, diventan bianchi, ma un pocolino di acqua li riduce allo stato di prima. I Morlacchi, purchè sieno sani, non si alleggeriscono mai delle immondizie del loro ventre ne’ proprj tugurj, cheche talora infetti delle feci de’ loro animali. Il Fortis dice, che anche i moribondi sono portati fuori per far all’aperto questa funzione, ma ciò si lascia dire, e credere, a lui solo, che si lasciò persuadere, che chi bruttasse le ca-
- ↑ Ovidio ci lasciò scritto, che anche a’ suoi tempi le Morlacche usavano portar acque sul capo
- Femmina pro lana cerealia munera frangit
- Impositoque gravem vertice portat aquam.
- ↑ Fort. Vol. I. p. 86.