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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Pavese - Il mestiere di vivere.pdf{{padleft:88|3|0]]
Perché scrivere queste cose, che lei leggerà e magari la decideranno a intervenire e darti il giro? Che altra vita faresti in questo caso se non ottobre ’37?
Ricorda che tutto è scritto: febbraio ’34 — la prima volta che hai salita quella scala e ti sei fermato a pensare che forse cominciava la fine.
Le manette di Sapri. A ogni urto di ruota ripetevi il suo nome.
[......][1]. Lo sai che domani magari prendono il treno insieme e non ne saprai mai piú nulla? mai piú; come se tu fossi morto?
Da bambino soffrivi questo, vedendo due grandi che sprezzanti e soddisfatti si guardavano.
E non sapevi bene che cos’era che pensavano di fare e non avevi trent’anni. Ora sei come allora — soltanto sai l’orrore di quelle strette e hai trent’anni e non crescerai piú.
[......][2].
Oseresti tu causare tanto male? Ricorda come hai congedato E.
Ma tutto è ambivalente. L’hai congedata per virtú o per vigliaccheria?
Consolante pensiero: non contano le azioni che facciamo, ma l’animo con cui le facciamo. Cioè: soffrano pure gli altri, tanto non c’è altro al mondo che sofferenza: il problema è solo come portare una coscienza pura. E ciò sarebbe la morale.
Idiota e lurido Kant — se dio non c’è tutto è permesso. Basta con la morale. Solo la carità è rispettabile. Cristo e Dostojevskij, tutto il resto sono balle.