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l | prefazione |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Satire (Giovenale).djvu{{padleft:50|3|0]]fare delle lunghe considerazioni, che sebbene non sieno fuori dell’argomento, intralciano e rallentano un poco la speditezza della narrazione, e formano il primo e forse il solo vero suo difetto: quando non sia da credere che tali aggiunte si debbano al cattivo gusto di qualche audace interpolatore. Del resto non una sentenza, non una parola fuori di posto. Li stessi epiteti che altri mette a puro ornamento, qui sono parte sostanziale dell’idea. E quantunque apparisca da più luoghi, che Giovenale avea tutta la sua predilezione per Virgilio, nullostante in questo si parte dalla consuetudine di lui e di tutti gli epici, che non soffre che alcuna parte del discorso rimanga oziosa: e ad ogni vocabolo assegna sempre il suo valore, la sua forza; talchè mentre presso gli altri scrittori più parole congiunte formano in comune una sola sentenza, presso di lui ogni sentenza si moltiplica in tante altre, quante sono le sue parole.[1] La qual cosa ne rende lo stile oltremodo serrato e conciso; e deve mettere i lettori sull’avviso di non trascurar mai nulla nelle Satire del Nostro; ma di porgere invece la più diligente attenzione ad ogni minimo vocabolo; poichè spesse volte in un epiteto, che a prima vista non pare d’importanza, sta la chiave per capire il passaggio da un’idea ad un’altra.