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Sonetti del 1830 | 87 |
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ER RICURZO.[1]
Ch’edè e cche nun è,[2] ècchete un giorno
Che ffàmio[3] a gatta-sceca-chi-t’-ha-ddato,[4]
Una man de giandarmi se n’entròrno
4Coll’ordine de fàcce er percurato.[5]
Senza dicce nemmanco: si’ ammazzato,[6]
Agnédero[7] freganno[8] attorn’attorno;
E smòsseno inzinenta[9] er tavolato,
8Ma grazziaddio senza trovacce un corno.
Io fesce stenne a Ppiazza Montanara[10]
P’er general Quitòlli[11] un mormoriale,[12]
Che jje l’aggnéde a ddà la lavannara.
12Discènnoje accusì: “Ssor generale,
Questa pe’ ddio sagrato è una caggnara:
Ché de la grazzia eccetera.[13] Pasquale.„
9 ottobre 1830.
- ↑ [Il ricorso, il reclamo.]
- ↑ All’improvviso senza sapere che si fosse.
- ↑ Facevamo.
- ↑ [A mosca cieca.] V. la nota... [12] del sonetto... [Li negozzi ecc., 12 dic. 32. — E la nota 8 dell’altro: Er Ziggnore ecc., 3 ott. 31.]
- ↑ Perquiratur: perquisizione.
- ↑ Senza neppur dirci motto, senza pur salutarci. [Perchè realmente i popolani si salutano spesso con questo bel complimento.]
- ↑ Andarono.
- ↑ Frugando.
- ↑ [Insino, persino.]
- ↑ V. la nota... [1] del sonetto... [La lettra ecc., 26 sett. 31.]
- ↑ Il generale Sesto Miollis, già Governatore degli Stati Romani sotto il Governo Napoleonico. Il popolo lo chiamava Miòdine, Quitòllis e Quitòlli.
- ↑ Memoriale.
- ↑ Finale di tutte le suppliche romane.
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