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64 Sonetti del 1832

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UNO MEJJO DELL'ANTRO

  Miòdine,[1] Checcaccio, Gurgumella,
Cacasangue, Dograzzia, Finocchietto,
Scanna, Bebberebbè, Roscio, Panzella.
Palagrossa, Codone, Merluzzetto.

  Cacaritto, Ciosciò, Sgorgio, Trippella,
Rinzo, Sturbalaluna, Pidocchietto,
Puntattacchi, Fregnone, Gammardella,
Sciriàco, Lecchestrèfina, er Bojetto,

  Manfredonio, Chicchì, Chiappa, Ficozza,
Grillo, Chiodo, Tribuzzio, Spaccarapa,
Fregassecco, er Ruffiano e Mastr’Ingozza.

  Cuesti so’ li cristiani, sora crapa,[2]
C’a Ssampietro[3] staccònno la carrozza,
E sse portònno in priscissione er Papa.[4]

27 gennaio 1832.

  1. Io.
  2. Signora capra, nome di spregio che si dà ad uomini e a donne.
  3. Sulla piazza di S. Pietro.
  4. Storia del giorno...[21] febbraio 1831. ["Scena lurida e ridicola nel tempo stesso, che nocque più che giovare al prestigio ed al decoro della sovranità. Il pontefice ne fu più spaventato che rassicurato; e io ben ricordo che la città in quei momenti, lungi dal partecipare a quel tripudio, era da un estremo all’altro commossa ed inquieta. Il governo pregò non si rinnuovassero tali testimonianze d’affetto, provocate dal partito sanfedista. (Gualterio, Gli ultimi Rivolgimenti italiani; 2ª ediz.; Firenze, 1852; vol. I, pag. 48.) Infatti, quel medesimo cardinale Bernetti prosegretario di Stato, che col manifesto del 14 febbraio, anunziando a faccia tosta urbi et orbi, come e qualmente il vero "progetto, de’ rivoltosi, tra i quali erano i fratelli Napoleone e Luigi Bonaparte, fosse "il saccheggio, non meno delle pubbliche che delle private proprietà;„ e invitando il popolo ad accorrere armato in difesa del trono e dell’altare, ad ogni segno che si desse "dal Forte S. Angelo, e colle pubbliche campane battute a martello;„ quel medesimo cardinale, che per tali atti poteva dirsi il principale istigatore della dimostrazione del giorno 21, il 22 si affrettava a pubblicare un altro manifesto, con cui, a nome del Papa, ne proibiva una seconda, che si stava preparando. E perfino il Diario di Roma, che il 23 febbraio raccontava a modo suo il fatto del 21, non nascondeva che il Papa ricevette dai dimostranti "una gran quantità di suppliche.„ (Cfr. anche il sonetto: Er Romano ecc., 23 dic. 32.) Uno poi de’ principali autori di quelle dimostrazioni, certo Pericoli carrettiere, accoltellò poco dopo la moglie, e così ferita la rinchiuse in una camera, perchè morisse senza soccorso: pel quale atroce delitto, Gregorio XVI (e ciò va detto a sua lode) lo mandò senza misericordia al patibolo, con gran maraviglia e scandalo di Pidocchietto e degli aitri colleghi dimostranti. V. il sonetto: L'aricompenza, 28 ott. 33.[
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