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62 D e l l e   A r t i   d e l   D i s e g n o.

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:168|3|0]]servazione di Eschilo, avevano sembianze affatto diverse dai Greci[1].

§. 2. Non poteano i loro artisti immaginarsi oggetti varj e belli, de’ quali non vedeano tracce nella natura[2]: e questa nella costante ed uniforme temperatura di quel clima non

[3]


mai

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  1. Suppl. v. 506.
  2. Dato che non le vedessero nei veri Egiziani, le vedevano continuamente nei forastieri di ogni nazione, che andavano in quel regno. Bella sopra modo era Sara moglie di Abramo benché in età già avanzata; e perciò il re Faraone volse prendersela per consorte, quando colà si ritirarono per la carestia, Genes. cap. 29. v. 10. segg. Molto avvenente era, e di bella presenza il patriarca Giuseppe, ibid. cap. 29 v. 6., che ebbe per moglie la figlia di Putifare sacerdote d’Eliopoli, cap. 41. v. 50., e per tanti anni governò l’Egitto in qualità di viceré, ibi. v. 40. e segg.; e così lo era Mosè, che fu adottato per figlio dalla figlia di Faraone, e fu allevato, e istruito alla corte, Exodi cap. 2. v. 2. e segg, ad Hebræos cap. iI. v. 23. e segg., e vi dimorò fino all’età di anni quaranta, Actuum c. 7. v. 23. Né deformi saranno stati tutti gli Ebrei, che in numero sì grande, fino a qualche milione, stettero in quel regno per lo spazio di duecento quindici anni. Cosi diremo di Geroboamo, che colà si rifugiò alla corte di Sefac, e ivi stette fino alla morte di Salomone, Regum cap. 11. v. 40.; di Adad idumeo, che vi si ritirò parimente, ed ebbe in moglie la cognata del re Faraone, ibid. v. 19.; del re Gioachaz, che vi fu condotto schiavo dal re Faraone Necao, ibid. lib. 4. c. 23. v. 34.; e di tutti quegli altri Ebrei, che ai tempi di Geremia si sparsero per tutto quel regno, Jerem. c. 43. e seg.; e così nei secoli appresso. Dei Greci, che vi furono anche nei tempi antichi ne abbiamo accennati alcuni sopra pag. 12. not. a.; tra i quali Pittagora, come osservò Apulejo, Florid. cap. 15. oper. Tom. iI. pag. 792., era dotato d’una insigne bellezza. Ad essi si può aggiugnere la famosa Elena, Euripide in Helena, princip., Erodoto lib. 1. cap. 12. p. 154.; la moglie del re Amasi, che pure era greca, lo stesso lib. 3. cap. 181.; e tanti altri, de’ quali
  3. esatto il disegno, noi avremo in tante di esse un fondamento di credere, che non fossero poi tutti gli Egiziani tanto deformi nel volto, e in tutto il corpo. Ho veduto molte figure in marmo, ed anche del primo stile, nei varj ninfei di Roma, che tono piuttosto belle; come belle per lo più sono le sfingi, che nella testa erano figure umane. Omero, da Filostrato Epist. LXVII. op. Tom. iI. pag. 946. chiamato giusto estimatore del bello, Odiss. lib. 11. v. 188., parla della bellezza sorprendente, e divina, sopra tutti anche i Greci, di Mennone, o Amenosi, che si vuole re di Tebe in Egitto; e ivi Eustazio pag. 1697., e al lib. 4. v. 188. pag. 1490. dice, che appunto per quella sua bellezza si diceva figlio del giorno, e dell’aurora. Vegg. Jablonski de Memnone, Synt. 1. cap. 1. e 2. In quella città, secondo Strabone lib. 17. pag. 1171. C., si soleva consecrare a Giove una delle più nobili, e belle fanciulle, che poi dopo un mese si dava a marito; e cosi successivamente di altre. La Sagra Sposa de" Cantici, che letteralmente è la moglie di Salomone figlia di Faraone re d’Egitto, doveva essere straordinariamente bella. Non solo vien descritta ed esaltata la di lei bellezza quasi in tutto quel sacro libro, ma nel capo 1. v. 7., e capo 5. v. 9. è detta bellissima tra tutte le donne, e non già dell’Egitto solo, ma ancora della Palestina, che sappiamo quanto fossero belle, argomentandolo da Giuditta, Judith cap. 10. v. 4. e 18., da Ester, Esther cap. 2. v. 7., e da Susanna, Daniel. cap. 13. v. 2., che vissero ne’ secoli appresso. Niteti figlia del re Apria, al dire di Erodoto lib. 3. cap. 1. pag. 194., era grande, e bella. Famosa per quello pregio fu sempre Rodope, che il medesimo l. c. c. 134., e seg. pag. 168. vuole di nazione greca, ma da Ateneo lib. 13. cap. 7. pag. 596. C. D. si sostiene per Egiziana, e diversa da quella; come tale vien detta anche da Eliano Var. hist. lib. 13. cap. 33. Sì Erodoto, che Ateneo nei luoghi citati aggiungono, che in Neucrati v’erano gran belle meretrici; e quest’ultimo scrittore liv. 13. c. 9. pag. 609. A. fa menzione di Timosa concubina di Ossiarte, che avanzava in bellezza qualunque altra donna, mandata poscia da un re d’Egitto a Statira moglie d’un gran Sovrano: e finalmente lo stesso Erodoto lib. 2. cap. 89. pag. 143. scrive, che i cadaveri delle donne belle non si davano a imbalsamare se non che tre o quattro giorni dopo la morte. Conforme a tutte quelte testimonianze è l’osservazione del sig. Maillet Descript. de l’Egypte. let. VII. pag. 279., che fra le molte mummie da lui vedute ve ne erano delle più belle delle altre nel volto.
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