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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:327|3|0]]aveano preso il linguaggio. Diffatti gli artefici campani lavoravano diversamente dai greci e dai siciliani, siccome osserva Plinio, principalmente riguardo ai legnajuoli[1]. Orazio fa menzione degli utensili di terra della Campania (Campana supellex), come di arnesi di vil prezzo[2].

[... altri greci, e con greca iscrizione.]

§. 13. Ma sebbene alcuni di quelli vasi possan essere opera etrusca, pure che nol siano generalmente quelli che tali si dicono, lo dimostrano i bellissimi lavori di questa maniera, che scoperti furono e raccolti nella Sicilia. A rapporto del signor barone di Riedesel, amico mio, il quale come conoscitore delle antichità e delle arti ha tutta visitata la Sicilia e la Magna Grecia, sono questi similissimi ai più bei vasi che veggonsi ne’ musei di Napoli, e sovr’alcuni di essi leggonsi greche iscrizioni, che pur si leggono in tre vasi della collezione Mastrilli a Napoli, pubblicati prima dal canonico Mazochi mal disegnati e peggio incisi, e quindi con inimitabile esattezza e venustà esposti nella collezione Hamiltoniana. V’è pur colà con greca epigrafe una tazza di terra cotta, ed un altro vaso con quelle parole (Callicle il bello)[3]. Le più antiche iscrizioni però stanno sul mentovato vaso Hamiltoniano, di cui, come pure degli altri segnati con greco carattere, tratterò nuovamente nel Libro seguente. E poiché sinora non s’è scoperta ancora alcun’opera, che abbia un’etrusca iscrizione, dobbiamo presumere che gl’ignoti caratteri di due bellissimi vasi della collezione del signor Mengs a Roma (uno de’ quali io pubblicai ne’ miei Monumenti antichi)[4] greci sieno anziché etruschi[5]. Spiegai nella medesima

Tom. I. E e ope-

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  1. lib. 16. cap. 42. sect. 82.
  2. lib. 1. Sat.6. v. 118.
  3. Riportato insieme a quegli altri vasi dallo stesso Mazochi In regii Herculan. Mus. in. tab. Tom. I. Diatr. 2. cap. 3. sect. 3. p. 158.; ove principalmente illustra la citata iscrizione.
  4. P. iI. cap. 33. §. 6. n. 159. p. 212.
  5. Non posso qui trapassare sotto silenzio l’osservazione fattasi ultimamente nella galleria Granducale di Firenze intorno al bel vaso pubblicato dal Demstero De Etr. reg. Tab. 63. e dal Passeri Pict. Etrusc. Tom. I. Tab. 58. e 59.; di esservisi cioè scoperte nel lavarlo cinque greche iscrizioni: il che ci fa sospettare, che possano trovarsi tali iscrizioni su di altri vasi creduti etruschi, e che siano di greco arti-
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