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234 D e l l e   A r t i   d e l   D i s e g n o

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:344|3|0]][D’alcune figure dell’isola di Sardegna.] §. 42. Prima di terminare questo Capo giudico opportuno di parlar brevemente di alcune figure di bronzo scoperte nell’isola di Sardegna, e dal signor cardinale Albani donate al museo del Collegio romano, le quali e per la forma e per l'antichità loro meritano qualche considerazione[1]. Quattro di queste sono di varia grandezza da’ mezzo palmo fino a due palmi interi: barbara affatto n’è la bruttura e la forma, ed hanno chiarissimi indizj della più rimota antichità e d’un paese, ove le arti giammai non fiorirono. Il capo è d’una forma allungata, gli occhi d’una grandezza straordinaria, tutte le altre parti deformi, e fra quelle un colfo lungo come di grue, simili in ciò ad alcune delle più informi figure etrusche di bronzo.

§. 43. Due delle tre minori figure sembran essere soldati, sebbene siano senza elmo: amenduè hanno una corta spada, attaccata ad una tracolla, che passa attraverso il petto cadendo dalla spalla destra al fianco sinistro: dalla sinistra spalla fino alla metà delle due cosce pende un piccolo pallio, il quale somiglia piuttosto ad un’angusta striscia di panno che ha sembianza d’un manto quadrato, che può esser messo a pieghe, e da una parte ha all’indentro un piccolo orlo rilevato. Forse questa maniera d’abito è quello, che usavano gli antichi Sardi, e mastruca[2] chiamavasi. Una di queste figure sembra portar in mano un piatto con frutta.

[3]


§. 44. La

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  1. Due altre figure trovate nell'isola medesima furono, non ha guari, pubblicate dal conte di Caylus, Rec. d’Antiq. Tom. iiI. Ant. Etrusq. pl. XVII. pag. 100. seg.
  2. Plaut. Pœn. Act. 5. Sc. 5. v. 34., Isid. Orig. l. 19. c. 23. ex Cicer. [ Quintiliano Inst. Orat. lib. 1. c. 5. p. 40. Era veste pelosa, che portavano gli antichi Etruschi, e i Sardi loro colonia, ed altre nazioni. Demstero de Etr. reg. Tom. I. lib. 3. cap. 54., Gebharto Elmenhorstio in Arnob. adv. Cent. lib. 2. pag. 75
  3. mar alla morte d’alcuno i suonatori era in uso presso gli antichi Etruschi, dai quali, al dir d’Igino fab. 74., lo adottarono i Romani. V. Maffei Della relig. dei Gent. nel mor. ec. Osserv. letter. Tom. I. art. IX. pag. 235. La lucerna e i frutti posti avanti al letto possono agevolmente riferirli all’indicata circostanza. Resta per fine quella donna, che da una come testiera quadrilatera sporgesi in fuori, la sua faccia applicando alla faccia dell’uomo. Questa probabilmente è la consorte, la quale raccoglie l’ultimo fiato del marito: pio uffizio che da Cicerone Orat. in Verr. lib. 5. cap. 45., e da Quintiliano Declam. 6. pag. 91. fu detto extremum spiritum recipere, e da Virgilio Æneid. lib. 4. vers. 684., extremum halitum ore legere.
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