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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Storia delle arti del disegno.djvu{{padleft:405|3|0]]§. 11. L’idea d’una sì compiuta bellezza mi porta a pensare ad una figura che non ha certamente chi le somigli fra i mortali, cioè il Genio alato della villa Borghese grande quanto un ben formato garzone. Se un’immaginazione piena delle più rare bellezze naturali, intenta a contemplare quella venustà che da Dio deriva e conduce a Dio, si figurasse in sogno di vedere un Angelo, il cui volto splendesse del lume divino, e sulle cui forme si scorgesse una pura derivazione dell’armonia suprema, essa formerebbesi in mente un’immagine simile a quella bella statua. Quasi direbbesi, che per divin favore abbia l’artista copiata in quel Genio tutta la bellezza d’un essere superiore all’uomo[1].
§. 12. La più bella testa d’Apollo, dopo la celebre di Belvedere, è senza dubbio quella d’una poco osservata statua sedente del medesimo, di grandezza maggior della naturale, nella villa Lodovisi. E’ questa intatta al par di quella, e ancor meglio esprime un Apollo benigno e tranquillo. Tale statua è altresì rimarchevole per esser la sola, ch’io sappia, che ha un particolare attributo d’Apollo, cioè il bastone da pastore incurvato, appoggiato alla pietra su cui siede la figura; dal che appare che siasi voluto rappresentare Apollo pastore (νόμιος) per indicare l’arte pastorizia da lui esercitata presso Admeto re di Tessaglia[2].
§. 13. V'hanno quattro teste d’Apollo perfettamente simili: una è quella della statua di Belvedere, l’altra unita al busto e affatto intiera, sta nella camera de’ Conservatori in Campidoglio, la terza è nel museo Capitolino, e la quarta nella Farnesina. Da quelle si può prendere un’idea di quella
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- ↑ Di questa figura parla Flaminio Vacca, presso Montfaucon Diar. ital. cap. 14. pag. 193. che crede di ravvisarvi un Apollo alato. Montfaucon l’ha fatta incidere su un cattivo disegno Antiq. expl. Tom. I. pl. 115. num. 6.
- ↑ Callim. Hymn. Apoll. v. 47., Theocr. Idyl. 25. v. 21. [Taziano Otar. contra Græcos, cap. 21. pag. 262. B., Atenagora Legatio pro Christian. cap. 21. pag. 298. princ., Giulio Firmico Octav. pag. 24.