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LIPARA
Lipara, la Μελιγουνίς di Callimaco[1], detta λιπαρή dalla ricchezza della sua pastorizia[2], la μεγίστη[3] fra quelle del suo gruppo, denominata anche Θέρμισσα[4] dai suoi fenomeni vulcanici, dominò su tutte le altre isole eolie. Portuosa, ricca di acque termali, fertile, collocata in luogo della maggiore importanza strategica, come quella che guarda le coste settentrionali dell’isola, da Agathyrnon al Peloris; e di grande importanza commerciale, come stazione per le navi che dai mari dell’oriente toccano il Tirreno.
Lì si localizza la leggenda di Liparo, riferita da Diodoro (V 7) sulla fede di Timeo[5], per la quale si arriva all’affermazione che gl’indigeni dell’isola, al dire del Pais, furono di stirpe ausonica, e «si accenna ai rapporti delle popolazioni indigene coi Greci» ed alle molte relazioni commerciali che, sino dai tempi più antichi, favorite dalla posizione di queste isolette, si svolsero tra le coste d’Italia e quelle della Sicilia[6].
L’eraclide Pentathlos, duce di Rodii e Cnidii tentò la fondazione di uno stabilimento greco al promontorio Lilybaeum, ma l’opposizione degli Elimi e dei Fenici di Motye glielo impedì, e gli avanzi di quella infelice spedizione, nella quale il condottiero
- ↑
- ......Λιπάρη νέον, ἀλλὰ τότ᾽ ἔσκεν
- Οὔνομά οἱ Μελιγουνίς.
Callimachea ed. Schneider. Lpzg. 1870.
In Dian. III 47-48. Plin., n. h. III. 9. Steph. Byz a. v. Μελιγουνίς. - ↑ In Callim. Hymn. In Delum. IV 164, dove a proposito dell’isola di Cos l’agg. è nel valore di fertile per i pascoli. Dionys. Perieg. 502 a proposito di Creta: λιπαρή τε καὶ εὔβοτος ; cfr. 921.
- ↑ Strab. 275 C.
- ↑ Strab. l. c.
- ↑ Per questa leggenda, considerata nel suo sviluppo e nelle conseguenze storiche che se ne possono trarre, cfr. Pais, Storia della Sicilia e della Magna Grecia I 119 sgg.
- ↑ Pais, op. cit. p. 121.