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Una capascitàta a cciccio Lui sa er perché
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835

PARENTI, TIRANNI

     E nnotate tra ll’antri adducumenti1
C’all’epica2 der lòro sposalizzio
Io fui bbona a pportajje un priscipizzio3
D’ova fresche e un ber paro de pennenti.4

     E mmó cche sto in bisoggno, si li senti!,5
M’hanno fatto inzinenta6 er bon’uffizzio
De dìmme7 in faccia che nnun ho ggiudizzio.
Ma eh? cche ssò8 a sto monno li parenti!

     Un amico te pò9 llevà d’affanni;
Ma un parentaccio che tte vede strugge10
Nun t’impresta11 un ajjuto si12 lo scanni.

     Sin che sse13 maggna, tuttiquanti attorno.
Sparecchiato poi ch’è, ffanno a cchi ffugge,
E nun te danno ppiù mmanco er bon giorno.

29 agosto 1835

  1. Fra gli altri documenti.
  2. All’epoca.
  3. Una gran quantità.
  4. Un bel paio di pendenti da orecchi.
  5. Se gli ascolti!
  6. Sino.
  7. Di dirmi.
  8. Cosa sono.
  9. Ti può.
  10. Ti vede struggere.
  11. Non ti presta.
  12. Se.
  13. Si.

Note

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