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Mezzenotti

XXXV.
DOLOR DI DENTI
Vespri - Domus - Mundus Mezzenotti - Ottobre

XXXV.


DOLOR DI DENTI





Nelle eterne solitudini
    Ride il sole come un pazzo,
    E le fervide risate
    Son di raggi immense ondate;
    5Per le selve e i precipizii,
    Lungo i solchi e nelle ville,
    Tutto è fremiti e scintille,
    Tutto è palpiti e splendor.

Musa mia, tu se’ una mummia,
    10Nel mio cranio, orsù, ti sdraia;
    Tavolozza, si sbadiglia?
    Come un feretro sei gaia!...
    In un dente che somiglia
    A una torre rovinata,
    15Ho una danza forsennata
    Di stranissimi dolor.


Queste spiagge solitarie
  Ti rammenti, o giovinetto,
  Quando, in mezzo a donne care,
  20In quel dì del primo affetto,
  Le venimmo a visitare?
  Qui la pioggia allor ne colse,
  E al villaggio ci travolse
  Colla nostra ilarità.

25E le madri rampognarono
  I ragazzi scapestrati!...
  Ma a un bel fuoco i piccioletti
  Piedi e gli abiti asciugati,
  In attesa dei confetti
  30Ci ponemmo a desinare;
  Era il giorno del compare,
  Un bel giorno in verità!

Dio! D’argento son le nuvole...
  Io non l’ho sul mio pennello;
  35Come brilla la campagna,
  Come è buio il mio cervello!
  Questo dente che si lagna
  Il mio fango mi rammenta,
  Par che gridi: t’addormenta,
  40Verme putrido d’amor!

Nelle eterne solitudini
  Ride il sole come un pazzo,
  E le fervide risate
  Son di raggi immense ondate;
  45Per le selve e i precipizii,
  Lungo i solchi e nelle ville,
  Tutto è fremiti e scintille,
  Tutto è palpiti e splendor.

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