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« Io chiudo gli occhi, e guardo entro me stesso
Oh costellato firmamento in una
Placida notte autunnale ! Oh puri
E di tramonto ignari astri, il cui nome
5Mi rifiorisce su le labbra appena
Nei vostri scintillanti occhi mi affiso :
Amorosi, pietosi astri, che un tempo
Versaste, urne divine, entro al mio core
Assetato di voi l’onda lustrale,
10Che sola il petto de’ mortali india,
Tal da voi piove un fascino che tutte
Le piaghe aperte nel mio core incanta.
Ritenta il corso rapido degli anni
L’anima rediviva, ed ecco i lidi
15Raggianti e le magioni auree rivede,
Che l’animosa giovinezza eresse
Ne’ suoi celesti rapimenti, e all’Arte,
A la Bellezza, a la Virtù, sideree
Consolatrici, ad abitar le diede.
20Ecco il magico regno, i disparenti
Palagi, i cristallini antri, che un giorno
L’irrequieta infanzia, amabilmente
Con la vecchiezza trepida confusa,
Fe’ risuonar di fiabe e di trastulli.
25In un fantasioso ondeggiamento
Fra’ suoi ricordi l’anima si culla.
E su la calma azzurrità sospesa,
La perfidia de’ nembi e il porto oblia.