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Sopra l'amicizia
Sopra la felicità II Per nozze

SOPRA L'AMICIZIA





Poscia che Iddio la creatura bella,
Ove spirando la sua imago ha impressa,
Formò col cenno, si rivolse ad essa,
4Qual suole il fabbro a l’opra sua novella;

     E lei mirando sen compiacque, e in ella
Pose amor, che la fa cara a sè stessa;
Onde fugge dal male, e al ben s’appressa,
8Al ben che la rintegra e rinnovella.

     Nè di cotale amor vuole mercede,
Perchè è natura; e poi che a lui s’unio,
11Solo a quel mira, e più oltre non vede.

     Ben parle aver talora altro disio;
E sè pur ama, ed altri amar si crede,
14Come colui che si specchiò nel rio.





Dunque d’onor la dolce amabil voce
Non udirò, che suona or sì gradita?
E, poi che lusingando ella m’invita,
18Dove mi chiama, non andrò veloce?

     Ahi, che là dove freme il mar più atroce,
Tu spingi incauto la tua prora ardita!
Vedi, ch’ogni più ferma alma è smarrita,
22E omai dispera entrar dentro la foce.

     Sol che s’adempia il nobile disio
Di sovrastar, a che anelando io corro,
25Segua che puote, ogni salvezza oblio.

     Vanne: nè ti seguo io, nè ti precorro.
Faccial, cui piace servitù, non io;
28Che amico, io t’amo, e mio signor, t’abborro.

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