< Priapea
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CVIII
CVII CIX

CVIII.


Lasso, che mille zappe al mio terreno,
     (Dice d’Arezzo l’ortolan piangendo)
     Tengo d’intorno, e mille rastri offendo
     4Con mille aratri per squadrargli il seno.
Neppur gli stecchi in mezzo a solchi meno
     Vengon mai per usanza, e sol comprendo,
     Ch’ove più sudo all’opera e m’accendo,
     8Meno la terra (oimè) spetro e mal sveno.
Felice agricoltor, che domi altiero
     Le dure zolle, e le mal nate piante,
     11E nel domarle hai più felice impero,
Io, per sudor d’aspre fatiche tante,
     Che spero omai, se di trovar dispero
     14Vomeri di diaspro e di diamante?

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