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Niccolò Franco - Priapea (1541)
LXXXVI
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LXXXVI.
Poichè i Poeti vengono a squadrone
Nel mio giardin, con tanta carestía
D’un’oda e d’una ciancia d’elegía,
4Nè degnerien di darmene un boccone.
Io prego Dio, che vadano in sajone 1
Finchè son vivi, e nudi in ogni via,
Ed in far rime e versi ciascun sia
8Da manco di Prè Biagio, e di Sperone.
Abbiano ed essi e i lor, di mano in mano,
Il mal francioso come il Dragonzino,
11E poi le gotte come il Bevazzano.
Sieno più becchi che non è Crispino,
Al doppio più furfanti del Fogliano, 2
14E più bardasse di Pietro Aretino.
Note
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