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XXXV
XXXIV XXXVI

XXXV.


Papa, per la presente ti saluto,
     E ti mando di ruche due cestelle
     Di quelle tenerelle tenerelle,
     4Di che più volte già ti sei pasciuto.
Nè senza gran proposito ho voluto
     Mandarti di quest’erbe, come quelle
     Che son parenti delle pempinelle,
     8E fanno il cazzo tisico e nerbuto.
Che il dover vuole (e già non è peccato)
     Che tutti ci dobbiamo ricordare
     11Del cazzo per averlo sempre a lato.
E che cosa i Pontefici han da fare.
     Quando il collegio loro è feriato,
     14Sè non, mangiare e bere, e buggerare?

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