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L’ANGELUS
Sì: sonava lontana una campana,
ombra di romba; sì che un mal vestito
3che beveva, si alzò dalla fontana,
e più non bevve, e scongiurò, di rito,
l’impazïente spirito. Via via
6si sentì la campana di San Vito,
si sentì la campana di Badia,
e gli altri borghi, di qua di là, pronti
9cantando si raggiunsero per via.
C’era di muti spiriti nei fonti
un palpitare al tremolìo sonoro
12ch’empieva l’aria e percotea nei monti.
La donna andava con le figlie; e loro
squillò sul capo, subito e soave,
15dalla lor Pieve un gran tumulto d’oro.
E tu nascesti Dio da un piccolo Ave...
— Tu che nascesti Dio dal piccolo Ave,
dalla sorrisa paroletta alata
19(disse la voce tremolando grave):
tu che nell’aia bianca e soleggiata
eri e non eri, seme che vi avesse
22sperso il villano dalla corba alzata;
ma poi l’uomo ti vide e ti soppresse,
t’uccise l’uomo, o piccoletto grano;
25tu facesti la spiga e poi la mèsse
e poi la vita: fa’ che non in vano
nei duri solchi quella gente in riga
28semini il pane suo quotidïano.
O Dio, neve raffrena, pioggia irriga,
sole riscalda quei futuri steli;
31fa’ che granisca la futura spiga,
o tu cui l’uomo seminò nei cieli! —
Così diceva tremolando grave
la voce d’oro su l’aerea Pieve;
35e gli aratori l’Angelus e l’Ave
dissero; e in mezzo alla preghiera breve
la dolce madre a lor venìa; non sola:
38l’erano accanto con andar più lieve
bionda la Rosa e bruna la Viola.