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Isabella Andreini - Rime (1601)
Sonetto CXLVIII
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SONETTO CXLVIII.
F
Ebo (no’l mi negar) ond’è, che ’l volto Pallido hai sì? qual Fato à noi contende
Tua luce, che già tanto invan s’attende:
Forse ancor Dafne à lagrimar se’ volto?
O pur d’invidia hai tù nel seno accolto
L’angue crudele, hor che lo sguardo intende
Ogn’alma al novo Sol, ch’altero splende
In guisa tal, ch’à te l’honor n’è tolto.
Ben hai d’acerbo duol cagion’eterna
Poiche verno piovoso, e notturn’ombra
Ti fan perpetuo temerario scorno.
Cinthio quand’arde il Mondo, e quando verna
Di gloria cinto ogn’atro vel disgombra
Ne le tenebre ancor di raggi adorno.
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