< Rime (Andreini)
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Sonetto LXXIII
Madrigale XXXV Sonetto LXXIV

SONETTO LXXIII.


L
Assa pur veggio il loco, ove solèa

Meco parlar de’ nostri dolci amori
     Tirsi gentile; e qui trà l’herbe, e i fiori
     Ei dal mio dire, & io dal suo pendèa.
Quì cantando il mio sol spesso dicèa
     Più nobil fiamma duo leggiadri cori
     Unquà non arse. o fortunati ardori,
     O dolce morte, che la vita bèa.
Quì fur più volte raddolcite l’aure
     Da quei soavi, e graziosi accenti,
     Che i nomi nostri risuonar d’intorno.
Hor languiscono i fior, tacciono i venti,
     E null’altro fia mai, che ne restaure
     Fuor, che ’l suo desiato almo ritorno.

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