< Rime (Andreini)
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Sonetto LXXIV
Sonetto LXXIII Sonetto LXXV

SONETTO LXXIV.


P
Iaggia beàta, che gioivi al canto,

Ch’à gli spiriti miei dettava Amore,
     Mentr’arse meco d’uno stesso ardore
     Tirsi, c’hà di bellezza il pregio, e ’l vanto;

Deh piangi per pietade hor’ al mio pianto,
     Accorda il tuo lamento al mio dolore,
     Poiche s’arma per me di ghiaccio il core
     Chi pur dianzi avampar mostrò cotanto.
Megli’era, ch’una picciola favilla
     Ardesse eternamente, se ’n brev’ hora
     Devèa restar così gran fiamma estinta.
Filli così dicea dal dolor vinta,
     Mentre scoprìa la fronte sua tranquilla
     Ne’ bei campi del Ciel la vaga Aurora.

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