< Rime (Andreini)
Questo testo è completo.
Sonetto XCVI
Sonetto XCV Sonetto XCVII

SONETTO XCVI.


O
Nemico, ed ardito mio pensiero

Per tè mi struggo, e ’n così amare pene
     Riverenza, e timor fia, che m’affrene,
     Che l’oggetto, ond’avampo è troppo altero.
Qual senz’arme se’ tù forte guerriero;
     Merito non possiedi; ed havrai spene
     D’alte venture incauto? ah non conviene
     Segno divino ad un mortale arciero.

Poco di fè, poco d’amor s’apprezza
     Ricco tesor, quando Fortuna humile
     Vien, ch’à nobil desir fiera contenda;
Ed ei, ciò ti consoli, e ti difenda;
     Ch’erger il volo à gloriosa altezza
     Impresa non fù mai d’animo vile.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.