< Rime (Andreini)
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Sonetto XCVII
Sonetto XCVI Sonetto XCVIII

SONETTO XCVII.


H
Or che del Cielo il più bel lume è spento,

E che l’oscura notte il Mondo adombra,
     E i sogni, ò veri, ò falsi in mezo à l’ombra
     Scherzando van con passo e queto, e lento
Tu dormi; & io con doloroso accento
     Piango il martìr, che la trist’alma ingombra;
     Nè lagrima, ò querela il peso sgombra
     Del gravissimo mio fiero tormento;
E tù sonno crudel, perche ’l mio duolo
     Non oda il Sol, ch’à sospirar m’induce
     L’udito col veder chiuso li tieni.
De le tenebre figlio hor fuggi à volo,
     Tù nemico de’ rài puri, e sereni,
     Come soggiorni entro sì chiara luce?

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