< Rime (Andreini)
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Sonetto XXXII
Sonetto XXXI Sonetto XXXIII

SONETTO XXXII.


D
I quel bel volto gli amorosi rài

Fur prìa dal cor, che da quest’occhi intesi;
     Così da i lacci à mio sol danno tesi
     Prìa che vedergli ancor presa restai.
Cominciò ’l fianco infermo à tragger guai,
     Nè gli eran’ anco i suoi martir palesi;
     E perche fosser più gli spirti offesi
     Senza saper s’io pur amassi amai.
Tutto dentro avampar sentimmi il core,
     Nè de l’incendio mai favilla scorsi
     In fatal cecità la mente immersa.
Volèa ben poi dal micidial ardore
     Fuggir; ma quando (ohime) di lui m’accorsi
     Mi trovai tutta in cenere conversa.

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