< Rime (Andreini)
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Sonetto XXXIV
Sonetto XXXIII Sonetto XXXV

SONETTO XXXIIII.


S
E formasser le Stelle humani accenti

     Dirian, che quanta havean bellezza in loro
     Sparsero in questa, ch’io più, ch’altra honoro
     Per mostrarsi quà giù, ricche, e possenti.
Ma non ragionan le due Stelle ardenti
     Di quel bel volto, e quelle chiome d’oro?
     Non dice il riso dal celeste choro
     Venni à beàr le pellegrine genti?
Fortunati mortali aprite il seno,
     E l’Alma voli entro la nobil luce
     De gli occhi, ond’anco esser Fenice io spero.
Di   Marfisa l’angelico sereno
     Sgombra la mortal nebbia, e qual sentiero
     D’alta bellezza al sommo bel conduce.

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