< Rime (Andreini)
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Sonetto XXXV
Sonetto XXXIV Sonetto XXXVI

SONETTO XXXV.


O
Infausti habitator del cieco Averno

Le mestissime mie querele udite
     Fuor de’ profondi eterni horrori uscite,
     E correte al mio pianto, al duolo interno.
Più aspre entro ’l mio cor pene io discerno,
     Che giù non hà la tormentosa Dite.
     Spirti d’Abisso dunque à me venite,
     Se bramate habitar novello Inferno.
Lascia antico Nocchier gli oscuri chiostri,
     E i miei martir quasi Ombre disperate
     Porta per l’onde homai del pianto mio.
Voi compagni al mio duol tartarei Mostri
     L’acque nere di Lete hor mi recate
     Sì, ch’altrui ponga, e me stessa in oblìo.

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