< Rime (Andreini)
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Sonetto XXXVI
Sonetto XXXV Sonetto XXXVII

SONETTO XXXVI.


D
I speme ingannatrice io nudria ’l core

Nel suo grave martir così beàto,
     Che ’n Amor non fù mai sì dolce stato,
     Che s’agguagliasse al suo gradito ardore.
Vita gli era ’l morir, gioia ’l dolore,
     E viè più d’ogni riso il pianger grato:
     Quand’ei l’inganno altrui vide celato
     Sotto sembianza di verace amore.
Così chi spiega Amor le ardite vele
     Ne’ Mari tuoi sotto le placid’onde
     Scogli trova d’affanni, e di querele?
Così trà le fiorite, e verdi sponde
     Per uccider altrui l’angue crudele
     Falso, ed empio Signor dunque s’asconde?

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