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Pietro Bembo - Rime (1530)
Tanto è ch'assenzo e fele e rodo e suggo
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CVIII.
Tanto è ch’assenzo e fele e rodo e suggo,
ch’omai di lor mi pasco e mi nodrisco,
e son sì avezzo al foco, ond’io mi struggo,
che volontariamente ardo e languisco.4
E se del carcer tuo pur talor fuggo,
per fuggir da la morte, e tanto ardisco,
tosto ne piango et a pregion rifuggo,
Amor, più dura, in pena del mio risco.8
E fo come augellin, che si fatica
per uscir de la rete, ov’egli è colto;
ma quanto piú si scuote, e più s’intrica.11
Tal fu mia stella il dì, che nel bel volto
mirai primier de l’aspra mia nemica,
ch’a me tutt’altro e più me stesso ha tolto.14
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