< Rime (Vittoria Colonna)
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Sonetto LXXX Sonetto LXXXII


SONETTO LXXXI

Qual sacro don giammai, qual voler pio,
  Qual prego umil con pura fede offerto
  Potrà mostrarsi uguale al vostro merto,
  Signor, in parte, o almeno al pensier mio?
Vittima è il proprio core, il qual sempr’ io
  Purgo col pianto, a voi nudo ed aperto
  D’ intorno; e dentro poi cinto e coperto
  Di fuoco acceso in fervido desio.
Fuggì la verde speme, e ’l secco legno
  Dentro le fiamme si nodrisce in modo,
  Che senza incenerirsi arde ad ognora.
M’ accorgo ben, che ’l sacrificio è indegno
  A voi, Spirto divin, ma pur mi godo,
  Che con quanto più può l’ alma v’ onora.

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