< Rime (Vittoria Colonna)
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Sonetto LXXXIII Sonetto LXXXV


SONETTO LXXXIV

Quel fior d’ ogni virtute in un bel prato
  Con l’ aura della mia gioiosa speme,
  Tal’ odor mi diè già, che ’l dolce seme
  Fa il frutto amaro ancor soave e grato.
Se n’ è benigno, o pur contrario il Fato,
  Non si discerne infin all’ ore estreme,
  Che se l’ un mal s’ allenta, l’ altro preme,
  Sempre è dubbioso il nostro miser stato.
Ma per cangiar di tempo, o di Fortuna
  Non fia cangiato in me l’ alto pensiero
  Di lodar la cagion, piangere il danno.
Dall’ antica passion nacque sol’ una
  Fede al mio petto, che non men sincero
  Del primo giorno sarà l’ ultim’ anno.

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