< Rime (Vittoria Colonna)
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Sonetto XCII Sonetto XCIV


SONETTO XCIII

Di quella cara tua serbata fronde,
  Che a rari antichi, Apollo, ampia corona
  Donasti, allor che all’ almo tuo Elicona
  Gustar l’ acque più chiare e più profonde.
Or che ’l gran Giovio nell’ estreme sponde
  Del patrio Oceano all’ Indio mar risuona
  Con le luci d’ onor, che si ragiona,
  Le prime glorie altrui girli seconde;
Orna di propria man la fronte altiera,
  Che la sua dotta Musa oggi è sol quella,
  Che rende il secol nostro adorno e chiaro.
Questo al Sol vivo mio sua luce intiera
  Serberà sempre, e quel soggetto raro
  Arà sì degna istoria, eterna e bella.

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