< Rime (Vittoria Colonna)
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Sonetto XLVII Sonetto XLIX


SONETTO XLVIII

Questo nodo gentil, che l’ alma stringe;
  Poichè l’ alta cagion si fè immortale,
  Discacciò dal mio cor tutto quel male,
  Che gli amanti a furor spesso costringe.
Tanto l’ immagin false or non depinge
  Amor nella mia mente, nè m’ assale
  Timor; neè l’ aureo, nè ’l piombato strale
  Tra freni, e sproni or mi ritiene, or spinge.
Con salda fede in quell’ immobil stato
  M’ appresenta il mio lume un bel pensiero
  Sopra le stelle, la fortuna, e ’l fato.
Nè men sdegnoso un giorno, nè più altero
  L’ altro; ma sempre stabile e beato,
  Questo Amor, ch’ ora è il fermo, il buono, e ’l vero.

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