< Rime (Vittoria Colonna)
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Sonetto XXX Sonetto XXXII


SONETTO XXXI

Se dal dolce pensier riscuoto l’ alma
  Per bassi effetti dell’ umana vita,
  Riman dal corso suo, quasi smarrita
  Nave, ch’ affretta in perigliosa calma.
Or come avvien, che questa fragil salma
  Di mortal gonna, per mio danno ordita,
  La tiri in terra, essendo in ciel salita
  Con la sua luce gloriosa ed alma?
Ivi s’ appaga, si nodrisce e vive,
  E l’ abitar in questo carcer sempre
  Le saria grave, anzi pur viva morte.
Com’ è, che minor nostro maggior prive
  Del vero oggetto, e cangi l’ alta sorte
  L’ alma, per star fra sì dubbiose tempre?

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