< Rime (Vittoria Colonna)
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SONETTO XXXII
A Che sempre chiamar la sorda Morte?
E far pietoso il ciel col pianger mio,
Se vincer meco stessa il gran desio
Sarà un por fine al duol per vie più corte?
A che girne all’ altrui sì chiuse porte?
Se ’n me con aprirne una al proprio oblio,
E chiuder l’ altra al mio voler, poss’ io
Spregiar l’ avversa stella, e l’ empia sorte?
Quante difese, quante vie discopre
L’ anima, per uscir del carcer cieco,
Di sì grave dolor tentate in vano.
Riman solo a provar, se vive meco
Tanta ragion, ch’ io volga questo insano
Desir fuor di speranza a miglior opre.
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