< Rime (Vittoria Colonna)
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Sonetto XXXI Sonetto XXXIII


SONETTO XXXII

A Che sempre chiamar la sorda Morte?
  E far pietoso il ciel col pianger mio,
  Se vincer meco stessa il gran desio
  Sarà un por fine al duol per vie più corte?
A che girne all’ altrui sì chiuse porte?
  Se ’n me con aprirne una al proprio oblio,
  E chiuder l’ altra al mio voler, poss’ io
  Spregiar l’ avversa stella, e l’ empia sorte?
Quante difese, quante vie discopre
  L’ anima, per uscir del carcer cieco,
  Di sì grave dolor tentate in vano.
Riman solo a provar, se vive meco
  Tanta ragion, ch’ io volga questo insano
  Desir fuor di speranza a miglior opre.

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