< Rime disperse
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XXXVI
XXXV Sequitur


 
Se mai per pïetà d’ un raro effetto
pianse l’ umana prole, ogge devria
rompere in pianto ogne indurato petto,

che un novo caso mai più inteso pria
5succeso è al mundo. E qual spietato core
per pietà pronto a lacrimar non fia?

Eccote in cruce estinto il tuo Signore,
ecco, orbo mundo, il Re de l’ universo
nel legno affisso sol per nostro amore.

10Era nel buio eterno il mundo immerso,
e quisto pio pastor, ch’ è in cruce esangue,
redento ha il grege suo smarrito e pèrso.

Redento l’ha da man del rabid’ angue,
per forza d’arme non, non per tesoro,
15ma sol che in cruce ha sparso il propio sangue.

Col propïo morir dat’ ha restoro
a’ nostri lunghi affanni, et ha portato
ogne nostro languor col suo martoro.

Mira si è in vèr soi servi ameno e grato,
20ché, per saldar la nostra empia ferita,
il pio Signore lui s’ ha aperto il lato.

Oh pietà summa, oh carità infinita!
Il Re del ciel, per ricomprar soe squatre
d’ eterna morte, dà la propia vita.

25Per nostri falli e culpe acerbe et atre,
oh pietà immensa!, il ver figliol de Dio
vittima è stato et olocausto al patre.

Fallì suo servo, e lui al patibul rio
per lui s’ è offerto. Oh vero pellicano,
30che a sé stato è crudel e al servo pio!

Distese il braccio il nostro patre insano
al proïbito frutto, e lui distese
ne l’ aspra cruce l’ una e l’ altra mano.

Dal ciel nel virginal ventre discese,
35e nacque e visse et abitò fra noi;
né il mundo cieco sua deità comprese!

Compagni n’ ebe non possenti eroi,
ma sol in compagnia del Re del cielo
for certi poveretti eletti soi.

40Sustenne fame, sete, caldo e gelo;
non de purpurio o ver assirio manto
ma sol coperto fu d’ un umil velo.

Amor con pïetà valse in lui tanto,
che penar volse in questo aspro emispero
45per fare a noi fruir quel regno santo.

La via della salute e ’l fine vero
aperse al mundo; e in merto il mundo ingrato
l’ha in recompensa eretto al legno fiero!

Lui have il popul suo diletto amato
50più che se stesso: il mundo ha lui tradito,
preso e condutto lacero a Pilato!

Il mundo esalta: il mundo ha lui schernito!
Lui venne per saldar nostro empio strale:
il mundo ingrato il petto ha a lui ferito.

55Perché restoro fu nel nostro male,
morte l’ ha data il mundo fraudulente.
Mira che premio e che mercede equale!

Piange, orbo mundo, donche, e tu, dolente
natura umana, effunde flebil voce,
60ché perdón merta chi del mal se pente.

Bagna col pianto, bagna il legno atroce,
da poi che ’l tuo Signor, che in esso pende,
col sangue per tuo amor bagnò la croce!

Ecco che poi che ’l braccio al legno estende,
65te chiama il pio Signor; recorre ad esso,
ché ’l propio sangue sol per te dispende.

Chiede da lui perdón nel mal commesso;
che altro da te non brama il Re benegno,
si non col suo morir salvi te stesso.

70Orsù, curramo a piè del sacro legno,
col cor contrito e l’ occhi pien de pianto,
perdón chiedendo al Re del summo regno

de nostro mal commesso et error tanto!

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