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Te, certo, te, quando la veglia bruna
Lenti adduceva i sogni a la tua culla,
Te certo riguardò la bianca luna,
4Bianca fanciulla.
A te scese la dea ne la sua stanca
Serenitade, e con i freddi baci
China al tuo viso — O fanciulletta bianca, —
8Disse — mi piaci. —
E al fatal guardo, ove or s’annega e perde
L’anima mia, piovea lene il gentile
Tremolar del suo lume entro una verde
12Notte d’aprile.
Ti deponea tra i labbri la querela
De l’usignuolo al frondeggiante maggio,
Quando la selva odora e argentea vela
16Nube il suo raggio;
E del languor niveo fulgente, ond’ella
Ride a l’Aurora da le rosee braccia,
Ti diffondeva la persona bella,
20La bella faccia:
Onde a’ cari occhi tuoi, dal cui profondo
Tutto lampeggia quel che ama e piace,
Nel roseo tempo che sorride il mondo
24Io chiesi pace:
Pace al tuo riso, ove fiorisce pura
La voluttà che nel mio spirto dorme,
E che promesso m’ha l’alma natura
28Per mille forme.
Ahi, ma la tua marmorea bellezza
Mi sugge l’alma, e il senso de la vita
M’annebbia; e pur ne libo una dolcezza
32Strana, infinita;
Com’uom che va sotto la luna estiva
Tra verdi susurranti alberi al piano;
Che in fantastica luce arde la riva
36Presso e lontano,
Ed ei sente un desio d’ignoti amori
Una lenta dolcezza al cuor gravare,
E perdersi vorria tra i muti albori
40E dileguare.
- ↑ [p. 713 modifica]Questo principio è imitato dal principio del xxxvii dei Petits poëmes en prose, intitolato Les bienfaits de la Lune di Carlo Baudelaire che incomincia cosí: “La lune, qui est le caprice même, regarda par la fenêtre pendant que tu dormais dans ton berceau, et se dit: — Cette enfant me plait„. Solo il principio: il resto va a conto mio.