Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | Questo, Giacopo mio, sconcio funesto | Ognor che del Benaco io vengo e torno | ► |
Questo testo fa parte della raccolta Bartolomeo Dotti
VIII
LE FONTANE DI BRESCIA
Ruscello, natural figlio de’ monti,
figlio adottivo a la mia patria vïene,
e per amor si svena in cento vene
e sparte cento vene in mille fonti.
A piú selci, a piú mura empie le fronti,
che gettan per le vie piogge serene,
dove per ribaciar le amiche arene
par che l’acqua dai marmi a terra smonti.
Da l’occhio qui, non dal cammin riceve
la sete il pellegrino; e se a le sponde
discende a ber, del nostro amor s’imbeve;
ché se l’acqua letea l’oblio c’infonde,
il passeggier qui sempiterna beve
la memoria di Brescia in sí bell’onde.
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.