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L'omaccio de l'ebbrei Un felonimo
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1833

S. P. Q. R.

     Quell’esse, pe, ccù, erre, inarberate1
Sur portone de guasi oggni palazzo,
Quelle sò cquattro lettere der c....,
Che nun vònno dì ggnente compitate.

     M’aricordo però cche dda regazzo,
Cuanno leggevo a fforza de frustate,
Me le trovavo sempre appiccicate
Drent’in dell’abbeccé ttutte in un mazzo.

     Un giorno arfine me te venne l’estro
De dimannanne2 un po’ la spiegazzione
A ddon Furgenzio ch’era er mi’ maestro.

     Ecco che mm’arispose don Furgenzio:
“Ste lettre vònno dì, ssor zomarone,
Soli preti qui rreggneno: e ssilenzio.„

Roma, 4 maggio 1833.


  1. [Inalberate; innalzate]
  2. Dimandarne.

Note

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