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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835
SENTITE CHE CCASO
Io tièngo indeggnamente accapalletto
Una bbrutta Madonna nera nera,
Ch’è un bèr ritratto e l’immaggine vera
De la Vergine Santa de l’Archetto.1
Bbe’, jjer’a nnotte se staccò er chiodetto,
Er quadro cascò ggiù ccom’una pera,
Ner cascà sfracassò ll’acquasantiera,2
Me venne in testa e de risbarzo in petto.
Figuret’io! Me svejjo intontolito,3
Me tasto in fronte ar zito de la bbotta,
Sento er zuppo,4 e mme credo èsse ferito.
Che aveva da strillà, ssora Carlotta,
Ccusì a lo scuro un povero marito?
“Me l’hai fatta, per dio, porca miggnotta!.„
23 aprile 1835
- ↑ [La Madonna dell'Archetto fu la prima ad aprir gli occhi, all' approssimarsi de' Repubblicani Francesi nel 1796. (V. la nota 9 del sonetto: Er ballerino ecc., 9 genn. 32.) Si trova in quell'edicola, che sta dietro il Palazzo Balestra a Piazza SS. Apostoli, e che venne restaurata su disegno di Virginio Vespignani verso il 1850, a spese de' Savorelli-Muti-PapazzurriFonte/commento: Sonetti romaneschi/Correzioni e Aggiunte, possessori allora del detto palazzo, che da essi passò Fonte/commento: Sonetti romaneschi/Correzioni e Aggiunte poi ai Balestra. V. la Civiltà Cattolica del giugno 1851, pag. 714.]
- ↑ [La piletta dell'acqua santa.]
- ↑ Instupidito.
- ↑ Bagnato.
Note
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