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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti d'alcuni arcadi più celebri/Giulio Bussi

I1


Sognata Dea, che da princìpi ignoti
     Avesti pria tra ’l volgo ignobil cuna,
     Indi crescendo i creduli divoti
     T’ersero altari, e ti nomar Fortuna:
5Superba sì, che quanti il Ciel raguna
     Negli ampi giri astri vaganti, e immoti
     Chiami tue cifre, e senza legge alcuna
     Per dar legge a i Mortali usurpi i voti.
Su base istabil di rotante sfera
     10Di confondere il Tutto hai per costume,
     Sorda, cieca, ostinata, ingiusta, altera.

Tu Dea non già: ma chi teme o presume,
     Mentre vile paventa, o indegno spera,
     Per incolparne il Ciel ti finse un nume.

  1. La Fortuna.

Note

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