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Platone - Timeo (ovvero Della natura) (IV secolo a.C.)
Traduzione dal greco di Francesco Acri (XIX secolo)
Capitolo IX
Capitolo VIII Capitolo X

Compiuto che ebbe Iddio l’anima secondo la mente sua, ordinò dentro lei tutto quello che è corporale, e, disposando centro con centro, sí li recò ad armonia. E l’anima dal mezzo insino a ogni parte del corpo dilatata in cerchio, e di fuori fasciatolo, sé in sé rivolgendo incominciò divino principio d’intellettuale vita, durabile in perpetuo. E cosí fatto è visibile il corpo del cielo, l’anima poi invisibile; ma essendo ella partecipe di ragione e armonia, ella è infra tutte le generate cose la piú buona fattura del piú buono degl’intelligibili eternali enti. E come quella che temperata era di queste tre parti, della natura del medesimo, di quella dell’ altro e della essenza la quale è nel mezzo, e partita era e collegata proporzionatamente; e come quella che a sé medesima in perpetuo torna per lo suo circulare; ogni volta ch’ella attinga cosa di natura atta a esser divisa, o vero no, movendosi tutta quanta dice quella a quale cosa sia medesima, e da quale diversa; e specialmente ella dice con qual riferimento, e come, e dove, e quando avvenga a ciascuna delle generate cose di esser cosí o cosí passionate, e in rispetto alle cose che divengono, e in rispetto a quelle che rimangono medesime eternalmente. Il logo[1], che è similmente verace, o si volga a cosa la quale abbia natura del medesimo, ovvero dell’ altro; rigirandosi dentro quello che da sé muovesi senza suono e voce; quando s’indirizzi a cosa sensata, e il cerchio dell’ altro ne dà a tutta l’anima le novelle, girando regolarmente, allora le vere opinioni si generano e le ferme credenze: quando poi s’indirizzi a cosa intellettuale, e il bene roteante cerchio del medesimo sparge le novelle, allora intelligenza e scienza si compiono necessariamente. Se persona volesse mai dimandare con alcun altro nome che quello di anima questa nella quale si generano le due nominate forme di conoscimento, ella certo in niuno modo direbbe vero.


Note

  1. Il verbo interiore dell’anima.
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