Questo testo è incompleto. |
◄ | La lezzione de Papa Grigorio | La dipennenza der Papa | ► |
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835
TRESCENTO GGNOCCHI SUR ZINALE1
Io l’aringrazzio tanto, sor don Pio,
De quela dota2 che ttiè bbell’e ppronta.
Io pe’ rregola sua campo der mio
Senza bbisoggno un cazzo de la ggionta.3
’Na zozza,4 frittellosa,5 onta e bbisonta6
Più ppeggio de la panza d’un giudio,7
Che indove tocca sce lassa l’impronta,
Nu la vorrìa8 si mme la dàssi9 Iddio.
Io a ste facce da spazzacammini
Nun je darebbe10 un pizzico nemmeno
Le vedessi cuperte11 de zecchini.
Sor don Pio, tra la zella12 io nun ce godo
Come lor’antri preti, c’o ppiù o mmeno,
Drent’a la porcheria sce vanno in brodo.13
27 aprile 1835
- ↑ Trecento scudi di dote belli e pronti sul grembiale, cioè in contanti.
- ↑ Dote.
- ↑ Giunta.
- ↑ Una sozza.
- ↑ Lorda, piena di macchie.
- ↑ Unta e bisunta.
- ↑ Pancia d’un giudeo.
- ↑ Non la vorrei.
- ↑ Se me la dasse.
- ↑ Non le darei.
- ↑ Coperte.
- ↑ Sudiciume.
- ↑ Ci vanno in deliquescenza di piacere.
Note
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.