Questo testo è completo, ma ancora da rileggere.
Questo testo fa parte della rivista Rivista italiana di numismatica 1891

UNA MEDAGLIA FANESE


DEL SECOLO XV




Ora che lo stadio e la ricerca delle medaglie artistiche del rinascimento affatica tanti dotti cultori della storia, dell’arte e della numismatica, non sarà fuor d’opera illustrare questa bella medaglia, della quale non si conosce altro esemplare all’infuori di quello da me posseduto, con le poche notizie che mi fu dato raccogliere. Ciò veramente fu fatto fin dal 1879 dal Cav. Luigi Masetti con un articolo pubblicato nel giornale fanese L’Annunciatore (n. 40) e tirato a parte in pochi esemplari1. Ma, attesa l’indole puramente locale e non scientifica del periodico che pubblicò l’articolo , questo può ritenersi quasi sconosciuto agli specialisti, tanto che di questa medaglia non è fatto cenno nelle opere dell’Armand e del Friedlander, che comparvero posteriormente.

La medaglia è di piombo, del diametro di 40 millimetri. Al dritto ha la testa in età giovanile volta, a sinistra e in giro la leggenda: + IOVANNES PERVTIVS ΔOƐA DE BARTHOLELIS. Nel rovescio evvi una figura nuda, di forme robuste, benissimo modellata, che appoggia la destra ad un’asta che termina in cima con un P, e tiene nella sinistra leggermente alzata un Δ, iniziali di Peruttus Δοξα, con attorno la scritta: MEMOR FOEDERIS



La famiglia Bartolelli prese questo nome da un Bartolello figlio di Vanne di Carnevale che viveva nei primi anni del secolo XV. La casa di questa famiglia era sull’angolo N. E. delle vie De-Cuppis e Nolfi, dove rimane ancora un avanzo di torre quadrata in pietra. L’arte esercitata dai suoi componenti era quella di Aromatarius o Spetiarius, come vengono chiamati in parecchi atti.

Bartolello ebbe a figliolo Tommaso, dal quale e da Filippa di M.ro Francesco Fabbri nacque Peruzzo. L’anno di nascita ci è ignoto, ma siccome conosciamo l’anno del matrimonio del padre che fu il 1423, e sappiamo che Peruzzo fu il primogenito di otto figli così non possiamo portare questa data oltre il 1430.

Nel 1459 Peruzzo sposò Isabella figlia del nobile Lorenzo di Iacobuccio da Fossombrone ed ebbe cinque figliole. Gentile, maritata a Giovanni di Evangelista dall’isola Gualteresca e in seconde nozze al nobiluomo Giulio di Battista Guastavagli: Camilla maritata a Gianfrancesco di Lodovico Rigi; Cornelia a Damiano di Francesco da Montemaggiore: Lodovica a Benedetto di Evangelista da Pesaro: e Pantasilea a Giacomo di Bartolomeo Castellani da Fano2.

Dopo la morte del padre avvenuta nel 14613 il titolo di Aromatarius e Spettarius passò a Peruzzo che continuò il commercio del padre e dovette anche fare tutti gli affari della famiglia perché da un istrumento rogato da Damiano del q.m Francesco da Montemaggiore nel 1477 rileviamo che: Perutius q.m Thomae Bartolelli Aromatarius de Fano dedit ad laborerium unam vineam, ecc.

Peruzzo passò a seconde nozze con Elisabetta di Lanciarino da Fano e ciò sicuramente avvenne negli ultimi anni di sua vita, perchè nel 1486, ossia tre anni dopo la morte di Peruzzo, la troviamo già rimaritata a Vangelista di Marcantonio merciarius di Pesaro.

Il nostro Peruzzo entrò a far parte del Consiglio del Comune nel 1463 per determinazione del Cardinale Legato dell’11 ottobre4. D’allora in poi troviamo spessissimo il suo nome nei libri dei Consigli o delle Riformanze e lo vediamo eletto a parecchi onorifici e delicati incarichi.

Nel 1463 fu sorteggiato Priore per l’ultimo bimestre5. Nel 1471 alli 23 novembre fu eletto soprastante alla fabbrica di un mulino insieme ad Antonio Costanzi6. Nel 1472 fu nominato insieme allo stesso Costanzi e a Giovanni de la Liggia a sorvegliare la Zecca7. Nel 1478 fu dei tre cittadini delegati alla costruzione di un porto alla foce dell’Arzilla8. Nel 1481 alli 18 Febbraio fu eletto a far parte della commissione di otto cittadini incaricati di stabilire il numero dei focolari per la nuova tassa imposta dal Governo9. Lo troviamo presente per l’ultima volta al Consiglio li 23 Giugno 148210, mentre li 13 ottobre successivo viene eletto a far parte del Consiglio stesso, Mario Bartolelli loco Perutti fratris d.i Marii defuncti11.


E fin qui del Bartolelli sappiamo che fu un onesto droghiere, padre di numerosa famiglia, che attese alle pubbliche cariche del suo comune, senza nulla però che giustifichi il pomposo sopra nome di Doxa, (Gloria).

Antonio Costanzi buon poeta e prosatore latino, concittadino e collega del nostro Peruzzo nei pubblici uffici è l’unico che ci abbia tramandato memoria di lui, non soltanto come di buon cittadino, ma anche come di uomo d’ingegno e cultore della scienza geografica. Egli, commentando nel quarto libro dei Fasti di Ovidio, i versi:

Grata domus Cereri multas ea possidet urbes
In quibus est culto fertilis Enna solo


stabilisce quale sia questa Enna ben distinta da Etna monte o castello e cosi si esprime : «Id ut diligentius animadverterem effecit iampridem Perutius Doxa Fanensis vir acri ingenio admirandoque: qui omnes totius orbis provincias separatim expinxit et locos in his suis intervallis ita distinxit ut existimemus nihil exactius pene fieri potuisse. Is est quem anno salutis m. cccclxxviii Senatus Fanensis triumvirum legit portui designando qui nunc me quaestore magna impensa ad Argillam flumen extruitur12


Quanti vennero appresso nulla seppero aggiungere a questo elogio tanto lusinghiero nella sua concisione, né il Gasparoli13, né lo storico Amiani14, né l’Albo Albriziano15, né la Biblioteca Picena, né il Masetti già menzionato. Soltanto la Biblioteca Picena che ne parla alla lettera D, poiché prese il Dossa pel cognome vero, dice che: «non deve certamente passarsi sotto silenzio la fatica di questo virtuoso fanese, tanto più che si sa essersi giovato della medesima anche il famoso Abramo Ortelio nelle applaudite e notissime sue tavole geografiche.» Seguendo questo filo conduttore io speravo di poter qui registrare qualche maggiore dettaglio sulle opere che resero allora celebre il nostro Peruzzo, ma disgraziatamente le mie ricerche e quelle che fecero egregi e gentilissimi amici16 non approdarono ad alcun risultato e mi fu giuocoforza rinunziare alla speranza di completare le poche notizie sulla vita del Bartolelli, aspettando una combinazione fortunata che mi ponga sott’occhio qualcuna delle sue carte o qualche autore che ne parli.


E lasciando il Bartolelli, torno alla medaglia che quasi unicamente ce ne conservò la memoria. Ciò che più ferma V attenzione di chi la guarda è la somiglianza quasi perfetta della testa con quella di Sigismondo Malatesta effigiata sulle medaglie modellate dal celebre Matteo de’ Pasti e questo osservò anche il Masetti dicendo : “È la medaglia di a cui si parla una bella incisione simile e, si può dire con franchezza, della stessa mano che scolpi quelle di Sigismondo Malatesta....„; e più sotto, descrivendo la medaglia, dice: “Porta nel diritto la testa di Peruzzo in giovane età, volta a sinistra, ben azzimata all’uso del tempo, e che al primo vederla sembra quella di un Sigismondo....„ E invero la somiglianza della testa, la forma delle lettere, la dimensione della medaglia, lo stile del lavoro, tutto induce a credere che sia opera del Matteo de’ Pasti e non può negarsi come anche in questo lavoro si riveli “la delicatezza, la sicurezza, la semplicità e naturalezza che, pur essendo prerogative di quasi tutti i lavori della prima epoca del rinascimento, furono in modo specialissimo proprie del nostro artista„17.

Cerchiamo ora di confortare questa congettura con qualche altro argomento. Il Masetti nel cartellino sottoposto alla testa nel diritto della medaglia dice essere graffito in cifre arabiche: 1474, che egli chiama l’anno in cui fu coniata. Se ciò fosse vero, costituirebbe una forte difficoltà per ritenere la medaglia opera di Matteo de’ Pasti. Infatti per quanto si abbiano poche notizie della vita di questo artista, si sa che ebbe dimora in Rimini fino al 1464 e non oltre: ma dato anche vi si trattenesse dell’altro tempo, ciò non potrebbe andare oltre al 1468 epoca della morte di Sigismondo che fu il suo mecenate, e non può ammettersi ch’egli vi sia rimasto quando i tempi non volgevano più propizi alle arti e agli artisti e si erano fatte gravissime le preoccupazioni politiche e militari. Anche l’architetto fanese Matteo Nuti, che lavorò pel Malatesta insieme a Matteo de’ Pasti, non si trattenne a Rimini oltre il 1463, poiché nel 1464 lo troviamo sopraintendente delle fortezze dello stato pontificio18. Ma l’interpretazione del graffito dell’esergo data dal Masetti apparisce erronea, anche se si guarda all’acconciatura del capo di Peruzzo identica a quella di Sigismondo, le cui medaglie hanno la data certa del 1446 e del 1460 e sopratutto se si riflette alla fisionomia giovanile e direi quasi fanciullesca della figura che non può assolutamente corrispondere alla età che aveva il Bartolelli nel 1474.

Tutto dunque ci induce a non accettare la data attribuita dal Masetti alla medaglia e se la cifra graffita, che ora riesce impossibile decifrare, esisteva, deve certamente ritenersi opera posteriore alla modellatura. Esclusa così l’epoca fissata dal Masetti ne consegue che la medaglia fu gettata assai tempo innanzi e nulla si oppone a ritenerla lavoro di Matteo de’ Pasti.


Una lettera dell’architetto Matteo Nuti sopra menzionato, già pubblicata dal Masetti in altro suo scritto19 e quindi dall’Yriarte20, mi porta ad una congettura che espongo, senza pretesa alcuna di ritenerla inoppugnabile, ma che darebbe certamente una spiegazione naturale e della medaglia e del rovescio. Dalla lettera del Nuti si apprende come egli dimorasse a Rimini e lavorasse alle fabbriche iniziata dal Malatesta: insieme cum mastro Aluvigie, cum Pietro di Genari et Matheo de’ Pasti. Sappiamo d’altronde che la corte di Sigismondo, oltre che da questi artisti, superiori tutti alla lor fama, e dal Pisanello, e da Leon Battista Alberti e dal Valturio, era frequentata da letterati e scienziati, e che vi si menava vita splendida materialmente ed intellettualmente. Qual meraviglia dunque che dagli altri luoghi soggetti al Malatesta e quindi da Fano convenissero a Rimini i giovani delle migliori famiglie, sia per addestrarsi nelle arti e nelle armi, sia per perfezionarsi negli studi? E così il Bartolelli vi sarà stato mandato dal padre suo desideroso di dare ai figli educazione e istruzione conveniente21, affidandolo e raccomandandolo forse ai concittadini che lavoravano alla corte del Malatesta.

Il Masetti nel giovane robusto e di belle forme del rovescio crede raffigurato Atlante, e alla leggenda: MEMOR FOEDERIS • cerca ragione negli avvenimenti del 1474. Non è più semplice e naturale invece trovare nella figura in piedi lo stesso Peruzzo che porta nelle mani le iniziali del suo nome grecizzato, del nome con cui venne accolto in quel cenacolo di artisti e letterati, dal quale al suo dipartirsi gli venne offerta la medaglia a ricordo del patto (foedus) di amicizia e fratellanza corso fra di loro? Perchè infatti andare a cercare tra gli avvenimenti politici o militari la spiegazione del rovescio di una medaglia che porta l’effigie di un giovane che ancora non era entrato nella vita pubblica? È vero sì che salì egli pure in fama di dotto e fu designato a pubblici uffici, ma ciò avvenne sicuramente molto tempo dopo della incisione di questa medaglia che lo ritrae in età giovanissima. Forse allora egli faceva le sue prime armi nell’arte di disegnare carte geografiche che lo condusse poi a rinomanza, e, forse a questa, forse unicamente alla prestanza della persona, dovette la fortuna di essere tramandato ai posteri dalla mano di Matteo de’ Pasti.


Fano, Maggio 1891.


Giuseppe Castellani.

  1. Masetti Cav. Luigi, Di un distinto scienziato Fanese del secolo XV e di una medaglia coniata in di lui onore, Cenni biografici. Pesaro, Tipografia Fratelli Rossi, 1879.
  2. Le notizie relative alla famiglia Bartolelli vennero tratte dalla Genealogia di tutte le famiglie nobili di Fano che incomincia dalla lettera A sino alla E, e dal Gaggi, Genealogia di molte famiglie nobili della Città di Fano con ordine alfabetico distribuita: ambidue manoscritti che facevano parte dell’archivio della nobile Famiglia Amiani ed ora passati alla ricca serie municipale di Fano.
  3. Archivio municipale, Consigli o Riformanze. Vol. 10, cart. 97.
  4. Idem, Vol. 11, cart. 81.
  5. Idem, Vol. 11, cart. 89.
  6. Idem, Vol. 16, al 23 novembre 1471.
  7. Idem, Vol. 16, al 13 dicembre 1472.
  8. Idem, Vol 19, cart. 71.
  9. Idem, Vol. 20, cart 10.
  10. Idem, Vol. 20, cart. 119.
  11. Idem, Vol. 20, cart. 130.
  12. Ovidius de Fastis cum duobus Commentariis. Impressum Venetiis opera et impensa solertissimi viri Ioannis Tacuini de Tridino: Cesare viro eruditissimo Bartholomeo Merula Mantuano: Inclyto ac felicissimo Principe Augustino Barbadico, Anno Mcccclxxxvii pridie Idus Junii, cart. CXLVIII. È curiosa come il Masetti citò la stessa pagina ma di un’edizione di Roma del 1489, mentre è certo che si trattava della edizione da me citata e che egli stesso acquistò per la Biblioteca Federiciana di Fano dove tuttora si conserva.
  13. Le glorie di Fano abbozzate negli illustri suoi Cittadini ed esposte da Francesco Gasparoli ai propri figli per emulazione e stimolo alla virtù. Mss. già dell’archivio Amiani, ora nell’archivio Municipale di Fano.
  14. Pier Maria Amiani, Memorie Istoriche della città di Fano. Fano, Leonardi, 1751.
  15. Nell’Albo Albriziano della Colonia Fanese è fatto menzione di Peruzzo Dossa nella colonna dei dotti, senz’altro.
  16. Il sig. Cav. Ercole Gnecchi e il sig. Dott. Solone Ambrosoli vollero gentilmente consultare le opere dell’Ortelio nella Biblioteca di Brera con tutta diligenza: il primo mi scriveva dopo accuratissimo esame: «Credo non si possa affermare quello che dice la Biblioteca Picena».
  17. Die Italienischen Schaumünzen des fünfzehnten Jahrhunderts (1430-1530) Ein Beitrag zur Kunstgeschichte von Dr. Julius Friedländer, Director des königlichen Münzkabinets, mit zwei und vierzig Tafeln und mehreren eingedrückten Holzschnitten. — Berlin, 1882, pag. 44.
  18. Rilevo questa notizia importantissima per la vita dell’architetto Nuti (Dedalus alter come è chiamato nella iscrizione apposta alla Biblioteca di Cesena) da una lettera del celebre Yriarte diretta al Conte Stefano Tomani Amiani, lettera che ora è passata all’Archivio Municipale. Vi riporta le seguenti due particelle estratte dal Registro spese del Pontefice. Registri mss. dell’Archivio Secreto del Vaticano anni 1464-1466. Lettera. M, fol. 173:
    1466, 31 marzo. «Magistro Matthie Nutii de Fano Muratori florenos auri d. c. pro eius expensis et viatico in eundo ad Castrum Roncilionis ad extimandum espensas faciendas per S.m Dominum nostrum Papam in fabrica dictae terrae ».
    Fol. 180:
    1466, 22 aprile. «Provido viro Matheo de Nutiis de Fano Magistro artium florenos auri d. c. 15, quos S.s Dominns noster ei dono dari mandat.»
    «Pro magistro Matheo de Nutiis de Fano Architecto Arcium.»
  19. La Chiesa e la Porta di S. Michele in Fano, Cenni storico-artistici di Luigi Masetti. Fano, tip. Pasqualis, succ. Lana, 1878.
  20. Yriarte Ch., Un condottière au XV siede: Rimini, études sur les lettres et les arts à la cour des Malatesta. Paris, 1882.
  21. Questa non è una semplice supposizione ma diventa certezza se si riflette che nel 1458 Mario Bartolelli, fratello minore di Peruzzo, trovavasi pure a Rimini per la stessa ragione. Ciò apprendiamo da un codice mss. contenente un Poema astronomico di Basinio da Parma e un frammento di Ciriaco Anconitano, citato da Annibale degli Abati Olivieri nei frammenti di Ciriaco Anconitano da lui pubblicati in Pesaro nel 1763 a pag. 7, come esistente presso il Conte Francesco Garampi di Rimini. Questo codice porta la firma dell’amanuense così: MCCCCLVIII Octavo Kal, Octobris. Ego Petrus Marius Bartholellus Arimini scripsi.
    Altro codice della Biblioteca Federiciana di Fano porta invece questa sottoscrizione: MCCCCLXVII D. S. et V. M, et B. H. laus et Gloria, Ego Petrus Marius Bartholellus Phisicus de Phano scripsi.
    Noto che nel 1458 egli non si sottoscrive ancora Phisicus ossia medico, ciò che dimostra come egli fosse appunto a Rimini per studio.
    Ottavio Cleofilo, nell’orazione letta al Senato Fanese in morte di Antonio Costanzi, dice di quest’altro Bartolelli che: «nisi fuisset morte perventus, Hippocratem Esculapium Podalirium Medicina fuit gloria experturus».

Note

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