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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti d'alcuni arcadi più celebri/Benedetto Menzini
XXI1
Una Sibilla qui tra noi già visse,
Che mi guardò le linee della mano,
Non so che susurrando; e poi pian piano,
O buon Garzon, tu Re sarai mi disse.
5Da indi in qua le sue parole ho fisse
Sì nella mente, che per colle, o piano,
O presso a questo luogo, o pur lontano,
Non mai da me fur scancellate, e scisse.
Io era già Custode, or son Pastore,
10E l’umil grado non avendo a sdegno,
Per quello ascesi, e diventai maggiore.
Certo, che la Sibilla diè nel segno
A dir, che i Regi agguaglierei d’onore:
Io sono il Re, questa mia greggia è il Regno.
- ↑ Ciascuno esser Re in sua casa.
Note
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